Durante la XVIII dinastia, una serie di componimenti classicheggianti (fra cui le Massime di Anii) vogliono riaffermare le antiche certezze morali; sono tuttavia troppo perfetti perché non traspaia la trama delle frasi fatte. Fa eccezione l’Inno a Aton scritto da Amenofi IV, nella cui grande ispirazione poetica convergono fede religiosa e sentimento fervido per le bellezze del creato. Allo stesso tempo si affinano l’autobiografia e la novella a fondo storico. La letteratura neo-egiziana adotta nel racconto trame venate di mito e simbolismi aperti a ogni interpretazione (Storia di Verità e Menzogna; Storia dei due fratelli Anubi e Bata) ed elabora liriche d’amore pervase di una sensualità che sfiora l’erotismo. Questa poetica decade con la XIX dinastia, sostituita dall’epopea storica che ha il primo esempio mondiale nel Poema di Pentaur, scritto per Ramses II. L’Età Tarda ci ha lasciato libri di massime morali, autobiografie e opere fiabesche di narrativa (Racconti di Setna; ciclo di Petubasti).